Quando ero piccola mio nonno sbucciava una mela, la riduceva a pezzetti grandi quanto la mia bocca e li disponeva in un cerchio. A quel punto iniziava il gioco: una “volpe” correva a rubare la mela (ero io) mentre un cagnolino cercava di difenderle (il mio nonno). Questo è un caro ricordo legato ad un frutto che è spesso sulle nostre tavole.
Che tipo di mela era quella che mangiavo allora? Non lo posso sapere, ma so che oggi la troverei difficilmente. Ebbene sì, al giorno d’oggi 5 specie di mele coprono circa il 90% del mercato riducendo drasticamente la biodiversità. Le varietà in questioni sono le neozelandesi Gala, le statunitensi Stark, le Red Delicious e le Golden Delicious per finire con le Fuji.
Adesso il gioco si fa ancora più difficile con l’introduzione di nuove “mele club“, una trentina di varietà brevettate e di proprietà di aziende che le vendono agli agricoltori. Le aziende in questione forniscono piante, fertilizzanti e fitofarmaci e il raccolto viene ritirato da chi detiene il brevetto della varietà di mela. In questa filiera il coltivatore non ha alcun potere, non sceglie nulla, nemmeno il momento in cui viene immesso nel mercato il prodotto. Tra le altre cose il coltivatore non ha alcun tipo di scelta nemmeno sul prezzo, quindi se l’azienda che possiede il brevetto cambia le carte… non può fare proprio niente per decidere il proprio margine di guadagno.
Vogliamo fare un esempio?
Nel periodo di San Valentino è facile trovare le famose Pink Lady, mele dalla buccia rosa selezionate per l’occasione. Il prezzo medio delle mele club sono più alti per il consumatore al quale viene detto che sono più belle, selezionate e hanno una qualità superiore.
Le varietà che fanno parte di questa categoria sono: Ambrosia, le Jazz, Modì, Evelina, Kanzi, Rubens.
Cosa posso aggiungere? A volte le nostre scelte passano anche da un singolo acquisto. La società oggi ci impone di scegliere cose belle e colorate, non c’è nulla di male. Personalmente credo che assaggiare una di queste mele non sia peccato, ma preferirei mettermi alla ricerca di qualche antica varietà dimenticata, un po’ meno bella forse, ma più simile alla mela che mi donava mio nonno.
Che volete farci? Sono una sognatrice.
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