Salorno è il quarto comune per estensione, dei terreni coltivati a vite della provincia di Bolzano, esattamente a metà strada tra Trento e il capoluogo di provincia bolzanina. E’ questo il luogo, secondo quanto appreso nelle giornate trascorse in quel di FIVI all’Expo di Piacenza lo scorso novembre e descritte nel precedente post, in cui Patrick Uccelli, eclettico e carismatico Vignaiolo bolzanino classe 74’, ha trovato il PUNTO-G!
Gira il mondo spinto dal lavoro e dai sentimenti, prima in Austria, poi in Germania, Francia, Sicilia e Puglia. Nel 2008 torna a calpestare e a coltivare (e non in senso metaforico!) le proprie origini prendendo in consegna Dornach con i suoi 3 ettari di vigneto.
Patrick ha le idee ben chiare, due vitigni: Blauburgunder (Pinot Nero) e Weissburgunder (Pinot Bianco). Poche bottiglie, un terzo di XX e il doppio di XY.
XX, XY? – vi chiederete se sono impazzito o una roba del genere.. – invece no. Patrick ha infatti, deciso di identificare i suoi vini con quella dicotomia attraverso la quale si definisce il sesso di noi esseri umani: XX la combinazione che compone il corredo cromosomico della donna, XY quello dell’uomo.
L’idea è semplice ma allo stesso tempo incentrata su un pensiero estremamente profondo
La Natura dona la vita, la inserisce in luoghi e le garantisce situazioni che possano permetterle di svilupparsi al meglio; un’unica premessa andrebbe rispettata: dovrebbe svilupparsi in perfetta simbiosi con ciò che la circonda.
La varietà costituisce quindi, semplicemente un mezzo attraverso il quale esprimere e mostrare al mondo le caratteristiche di uno specifico terreno, suolo o ambiente in cui la vite cresce. Il vignaiolo invece, ha il compito di enfatizzare le caratteristiche di un certo territorio affinché venga riconosciuto alla Natura ciò che essa stessa è in grado di produrre: da questo l’idea di Patrick secondo cui la varietà è dunque una conseguenza e non la premessa nella produzione di un vino.
Se ci si pensa su, alla fine, la stessa ha fornito a l’uomo uva di due colori differenti: una a bacca rossa e l’altra a bacca bianca (ci perdonino i fautori delle classificazioni rigide fornite dai manuali di enologia e viticultura, ma in questo caso il nostro discorso è più sentimentale che tecnico..); da qui l’idea di Patrick di realizzare solo due vini, come la stessa natura dell’uomo dimostra: uno XX ottenuto da uve di Pinot nero e l’altro XY, realizzato da uve di Pinot Bianco.
Il primo è donna perché una volta raggiunto un certo grado di evoluzione diventa vellutato, sinuoso, nobile e tanto elegante quanto solo una donna sa esserlo. Splendida trama cromatica, cristallina e trasparente come un velo di pizzo che nasconde le curve sinuose di un corpo femminile. Naso imponente nei richiami alla china, al rabarbaro, ai fiori freschi caratterizzati dalla pungente e decisa nota odorosa. La bocca evidenzia una splendida freschezza che si interrompe gradualmente per lasciare spazio a un bel frutto centrato sulla succosità; finale di una lunghezza inaspettata.
Il secondo è uomo, forse per la sua importante spalla acida o per il suo essere meno suadente alla vista ma più di sostanza in bocca. Il suo è un naso in cui si percepisce nitidamente la vaniglia e il tostato che rivelano un passaggio in legno. In bocca entra diretto, guadagna ‘ciccia’ e acquista quell’avvolgenza e morbidezza che si potevano tranquillamente intuire.
E il PUNTO-G?
Il PUNTO-G si chiama Gewurztraminer, dalla macerazione protratta per venti giorni sulle bucce: ristretta parcella di terreno, cento magnum prodotte, vendita solo su richiesta esplicita ad una cifra che non indica il valore di mercato di un prodotto ma il prezzo di un biglietto per vivere un vino sentimentale. Dietro questo nettare c’è la voglia di catapultare il bevitore in un’esperienza che possa permettergli di comprendere cosa il terroir sia in grado di generare con la sapiente e rispettosa mano di un attento vigneron.
L’ampiezza e la complessità olfattiva sono di incredibile livello, la delicatezza con cui questo vino, a volte imponente al naso (si parla di vino a base Gewurztraminer) si pone è come una carezza sul volto. Superfluo e inutile provare ad identificare in maniera affannosa miriadi di sentori (che a mio modesto parere ci sono ma lasciano il tempo che trovano); un vino del genere va semplicemente vissuto per le emozioni che trasmette, e se a distanza di mesi rievoca ricordi tanto forti e piacevoli da non riuscire a svanire in pochi secondi, beh allora si può dire con certezza che si trattava di un grandissimo vino.
Analizzando il posizionamento assunto da Tenuta Dornach si può immediatamente comprendere come l’obiettivo sia finalizzato ad una diversificazione di tipo orizzontale alla quale aggiungere una gemma: il Punto G, che funge da messaggio per il consumatore finale atto a comunicare la costante ricerca di esclusività e concettualità nel prodotto. Tutto concorre alla capacità comunicativa del vino, indispensabile a suscitare emozioni e stuzzicare la curiosità, punzecchiata in primis dall’attraente e immediato packaging. Una dicotomia variabile in funzione del carattere del vino, una dicotomia figlia delle regole cromosomiche alla base della natura dell’uomo; una dicotomia che svela come a poca distanza l’un dall’altro possano coesistere nella stessa vetrina paesaggistica, due mondi completamente diversi.
Il pensiero che Patrick abbia voluto dotare la propria azienda di una struttura basata su una visione tridimensionale del business è sicuramente quello che più ci stuzzica. Parliamo di una struttura che in ambito produttivo presenta dei numeri estremamente piccoli ma in costante aumento dal 2008. 4250 bottiglie prodotte e 100 magnum del famigerato punto PUNTO-G, esperimento sentimentale più che prodotto commerciale. Una tridimensionalità che concentra il peso della produzione sulle spalle dell’uomo di casa XY (pinot blanc per una produzione complessiva di 2800 bottiglie), strizza l’occhio alla suadenza del nobile XX (pinot noir) per complessive 1450 bottiglie – quasi a voler rimarcare il concetto che la donna di un certo spessore è merce rara nella visione quotidiana di insieme – e culmina con quella catarsi che solo l’uomo attento ed aperto ai messaggi che gli si vogliono trasmettere può raggiungere: il PUNTO-G, pura sinfonia del piacere e massimo riconoscimento alla sua capacità di differenziarsi osando.
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