Parlare della convivialità, del piacere del vino richiama un caleidoscopio di immagini dai clichè pubblicitari a ricordi personali, se poi diciamo “prosecco” la memoria evoca emozioni piacevoli.
Alla fine si scopre che è la chimica non basta a fare un ottimo prodotto, e la storia della Cantina dei Produttori di Valdobbiadene ne è una conferma.
La Cantina Produttori di Valdobbiadene è un bel esempio di reazione ai momenti di difficoltà
La Cantina è stata costituita poco dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale.
All’inizio degli anni ’50, alcune famiglie pensarono di unire le forze organizzandosi in una cooperativa per far fronte al periodo storico che sembrava non offrire molte possibilità.
Nel 1952 nacque così la Cantina. I 129 fondatori, erano per di più agricoltori (84%). Molti di questi contadini vivevano nei dintorni di Valdobbiadene (TV) e perciò decisero che la Società avrebbe avuto sede qui, a Valdobbiadene.
I Soci elessero poi un Consiglio di Amministrazione composto da 15 membri. Poi fu eletto il presidente ed il Vicepresidente.
Così ebbe inizio la vita della Cantina Sociale di Valdobbiadene che crebbe negli anni a seguire.
Il primo presidente fu il Sig. Luigi Vergerio Reghini (1952-1972).
Da sempre gli scopi per i quali la Cantina fu fondata sono stati raggiunti con successo.
Gli investimenti si susseguirono, prima su base tecnologica poi commerciale.
Nel 1992 venne modificata la ragione sociale in CANTINA PRODUTTORI DI VALDOBBIADENE.
Tutt’ora l’azienda continua a crescere sia nel mercato che nella professionalità ed imprenditorialità.
Dal vostro sito si percepisce un’attenzione rivolta alla comunicazione: quali opportunità cogliete nel rivolgervi direttamente all’appassionato e quindi al potenziale cliente?
Possiamo parlare in modo diretto con loro. È un vantaggio far questo. Mancando intermediari siamo noi stessi che comunichiamo e rispondiamo alle loro domande e richieste.
Indirizziamo l’acquirente verso la tipologia di prodotto più adatta al caso o alla persona.
E’ un rapporto più vivo, diretto che gratifica sia l’azienda che il consumatore.
La vostra comunicazione è diretta all’appassionato, al conoscitore o ai clienti già fidelizzati?
Comunicare il prodotto è fondamentale per gli appassionati, per i conoscitori ed anche per i clienti storici.
Siamo a disposizione dei nuovi clienti, persone che avvicinandosi al nostro prodotto possono imparare ad amarlo e diventare consumatori passando poi parola ad amici e conoscenti.
La cosa che cambia è il come lo si comunica. Parlare ad un appassionato non è come parlare ad un nuovo cliente. Ma entrambi necessitano un continuo contatto con l’azienda.
In quale direzione strategica si sta muovendo la Cantina?
I prodotti che la cantina proporrà avranno sempre di più una connotazione territoriale, microzone da scoprire per le peculiari caratteristiche e da valorizzare. Il buon vino si origina da una buona uva e pertanto la viticoltura è la base per i prodotti di qualità. Nel mercato il focus è il marchio Val D’oca. L’azienda sta cercando di diffonderlo sempre più nell’ on trade, per contro la cantina è presente anche nell’off trade con il marchio CA’VAL.
Dai mercati in cui operate, quali sono i segnali piu’ incoraggianti che ricevete e al contrario che danno segni di difficoltà?
I segnali più incoraggianti sono il fatto che il prodotto piace e i clienti sono disposti a riacquistarlo. Il marchio Val D’Oca è conosciuto ed apprezzato così come il marchio CA’VAL.
All’estero il consumatore ha ancora poca familiarità con le distinzioni che ci sono all’interno delle denominazioni DOCG e DOC, conosce il nome PROSECCO che sta diventando sempre più popolare.
Ci sono paesi nei quali i consumatori sono maggiormente competenti cercano PROSECCO di qualità SUPERIORE e generalmente è questo il target dei nostri prodotti anche se si deve precisare che il numero di tali consumatori non è elevato. In altri paesi per le fasce più ampie di consumatori è predominante la ricerca del prezzo competitivo. Possiamo dire che abbiamo buone soddisfazioni dal nord Europa , nord America e Far East, Il nostro mercato principale rimane comunque l’Italia
Una realtà complessa fatta di tanti soci, quali sono i vantaggi di un agire collettivo e quali sono le principali tematiche di conflitto tra i soci?
Ci sono molti vantaggi: un’ampia disponibilità di materia prima, su cui si può agire per il miglioramento della qualità, sulla selezione di peculiari caratteristiche e dei terroir, una massa critica di prodotto rilevante che permette di soddisfare richieste anche di clienti importanti e di destinare ragguardevoli risorse al marketing e alla comunicazione. Non ci sono conflitti significativi, come in tutte i sodalizi ci sono i patti sociali che regolano i rapporti fra società e soci e fra i soci stessi.
Direi che oggi una cooperativa esprime il giusto equilibrio fra ricerca del profitto e comportamento solidale.
Come si riconosce un buon prosecco?
L’analisi sensoriale di un Prosecco di qualità evidenzia un colore paglierino scarico, giallo. A volte sono visibili dei riflessi verdognoli. All’olfatto si percepiscono degli aromi fini e delicati. Non dev’esserci un predominante che impedisce la percezione degli altri, ma i profumi non devono neppure scarseggiare.
Se facciamo attenzione possiamo riconoscere la frutta a pasta bianca (mela ,pesca, pera) e i floreali (rosa e acacia principalmente).
Se si tratta di un Prosecco spumante, un prodotto che ha subito una rifermentazione, saranno presenti anche sentori di ananas e banana.
La spuma non dev’essere troppa e neppure svanire troppo in fretta. Il perlage, dovrebbe persistere nel bicchiere e risalire alla superficie in modo piuttosto ordinato. La grana (diametro delle bollicine) se lo spumante è di qualità, sarà ridotto. Al gusto il prodotto è leggermente acido, la dolcezza varia in base alla tipologia (brut, extra dry, dry). I gusti sono freschi e il retrolfatto ricorda la frutta bianca.
Un buon Prosecco è quello che piace al consumatore e che non lo stanca.
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