Io adoro i film di Don Camillo. E che c’entra direte voi?
Ebbene, c’è una scena esilarante, genuina come il cibo della Romagna più casereccia che mai, in cui il buon Don Camillo fa un coriaceo sciopero della fame contro il suo acerrimo amico Peppone. Dopo poche ore ecco le visioni: maniglie a forma di cannelloni, prosciutti parlanti e così via. Oggi le “visioni” sono quelle digitali: da Facebook a Pinterest passando per Instagram, lo sharing di quello che mangiamo è ormai un’abitudine consolidata. Da oggi, a farci letteralmente sbavare è FoodMood, piattaforma semantica in grado di misurare il Food Sentiment della rete, grazie a una lettura qualitativa dei tweet in giro per il mondo. Una vera e propria forma di “twitta e vi dirò se piace ”.
L’ennesimo gesto istrionico di un manipolo di nerd? Ebbene no. FoodMood nasce dalla collaborazione di un team internazionale fatto di designer, creativi, esperti di I.A. e altre illuminate menti digitali con un’evidente passione per il cibo. Ma lo scopo prefissato non è solo dire se una portata sia buona o meno. FoodMood mette a disposizione alcuni strumenti di analisi comparativa. Infatti, è possibile mettere a confronto due o più Paesi o semplicemente selezionare “i grassi” vs. “i magri”, oltre a ricevere informazioni su ciascun Paese (reddito pro capite, percentuale di obesità, di felicità).
Purtroppo, il sistema non è impeccabile e i tweet analizzati sono soltanto quelli in inglese (farlo in tutte le lingue immagino comporti tempi di gran lunga maggiori), ma il risultato è comunque di ottima portata (giusto per rimanere nell’ambito semantico).
Insomma, bravi i ragazzi di FoodMood mi vien da dire. Sapiente mix di Interface Design e Data Vizualisation: il sentiment viene visualizzato tramite rettangoli colorati, le dimensioni dipendono dalla quantità di tweet e il colore dal grado di gratificazione del “mangiante”. Discreta qualità nella gestione della ricerca semantica. Tanto idealismo: l’obiettivo dichiarato del team è agire direttamente sul miglioramento della qualità alimentare e diffondere le tradizioni culinarie dei diversi Paesi del mondo. Insomma, direi che gli ingredienti per un tool di successo ci sono. E ora, tutti a tavola!
Lascia un commento