Un produttore con la passione e la cultura del vino
Ho conosciuto Luciano Benini in una serata di amici comuni, a dire il vero la notizia della sua simpatia e della sua particolarità lo avevano preceduto, tra un bicchiere e una chiacchiera mi sono fatta raccontare la sua storia:
Nel 1977 ero stufo di abitare in città, e così è finito che mi sono trasferito in Località Castello Illasi (Vr) e mi ritrovai con 10.500 metri quadrati di terreno con 3.000 mq di vigna e il resto, tolta la casa, con 250 ulivi e altre piante da frutta varia: ciliegi, albicocchi, fichi, peschi.
Il vicino più vicino è a tre chilometri, così godo di molta libertà senza disturbare nessuno.
La mia proprietà si chiama Esquimopia, nome inventato che non significa niente ma siccome mi sembra di vivere “sull’isola che non c’è” l’ho chiamata così.
- Come è stato l’impatto con la campagna?
Venendo dalla città ovviamente non sapevo niente di coltivazioni e così, con la mia bella presunzione, il primo anno che ho potato la vigna ebbi solo foglie e neanche un grappolo d’uva.
Al che, mi resi conto che avevo bisogno di un “maestro”. Chiesi al proprietario dell’unico distributore di benzina di Illasi se potesse consigliarmi qualcuno a cui rivolgermi, mi indicò una persona anziana chiamata “il Maresciallo” per i suoi modi rudi e sbrigativi.
Quando ci incontrammo, mi disse che avrebbe accettato a una condizione: lui parlava e io dovevo stare zitto!
In due anni mi ha messo in grado di poter fare da solo, potare e coltivare la vigna e gli altri alberi da frutto
- I tuoi vini come sono nati?
Quando ho comprato la vigna produceva solo uva Garganega, che i contadini portavano alla Cantina di Soave per fare appunto il vino Soave. A me piace bere qualche buon bicchiere di vino rosso, quindi le viti di Garenga che si seccavano le ho sostituite con viti diverse fino ad arrivare al 60-70% di rossa e 40-30% di Garganega bianca.
Ho piantato vigne di provenienza regionale diversa es: Veneto (Bardolino, Corvina, Corvinona e Molinara), Trentino (Cabernet, Merlot, Marzemino, Teroldego), Piemonte (Barolo, Nebbiolo), Toscana (Brunello di Montalcino, Chianti) a caso e senza guardare la composizione del terreno e altre caratteristiche che rendono il vino doc, visto che lo facevo per me e per bere.
Il risultato è un vino di uve diverse che io mescolo e a seconda della stagione e della quantità di produzione dei diversi vitigni ha sapore, colore e odore diversi.
Insomma ogni anno è una bella sorpresa!
- Produrre vino è per te, essenzialmente, un affare privato?
Si, ad esempio, nel periodo di Natale quando il vino nuovo è pronto da bere, mi piace trovarci tra amici per assaggiarlo, per scoprirlo insieme e per “sentire il gusto, sapore, odore che ha”.
La vendemmia è una festa: ci troviamo in tanti, trenta fino a quaranta persone, con un sacco di bambini, li facciamo pigiare l’uva con i piedi. Alla sera facciamo polenta e spezzatino, perchè è un piatto veneto autunnale e per me la vendemmia significa il cambio di stagione.
Il mio vino, ha un nome altisonantee giocoso: Sanctus Scabius di Esquimopia Roho, che non significa rosso, e Sanctus Scabius di Esquimopia Blanco.
Il mio vino non rispetta i l’ortodossia della produzione enologica, piuttosto quella della passione e della convivialità.
Il più grande complimento che ho ricevuto per il mio vino è stato
“el sa’ de na volta!”
Tutto è coltivato con sistema bio-dinamico in modo naturale nel senso che non spruzzo nessun prodotto se non poco verderame e poco zolfo in modo preventivo per la peronospera e l’oidio.
La tua attitudine a mescolare, creare e organizzare non si limita alla produzione del tuo vino, basta vedere il programma del Il Posto Castello: teatro, musica, corsi i cucina, yoga..
Il Posto Castello è una storia lunga che nasce dal nome di un locale, Il Posto, che ho avuto a Verona, insieme a una decina di amici abbiamo ristrutturato un vecchio capannone di una ex fabbrica di scarpe che in una decina di amici abbiamo ristrutturato e trasformato in uno spazio di 750 mq. Si facevano concerti, esposizioni, performances, pizzeria, panineria e birreria e un sacco di altre cose e soprattutto era un punto di incontro per tutti…storia lunghissima!
Di musica ne abbiamo sonata tanta, di tutti i generi. Jazz? Sono passati tra i tantissimi altri Archie Sheep, Max Roach, Chet Baker, Sam Rivers, Buddy De Franco, Hermeto Pascoal, Michael Petrucciani, Tal Farlow, per citarne alcuni, tutti gli italiani che suonavano dal 1983, quando è stato aperto al 2001, a quando è stato chiuso.
Ma non solo jazz anche Capossela, Paolo Conte, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Lella Costa, Sabina Guzzanti, David Riondino ecc.e i grandi blues man acustici del delta del Mississipi, oramai quasi tutti scomparsi, o elettrici di Chicago…storia lunga!
Qui siamo al Castello di Illasi, uno dei più antichi d’Europa ed quindi Il Posto Castello, ci incontriamo al sabato e qualche volta anche il venerdi per ascoltare musica, vedere del teatro, guardare film o parlare di viaggi intorno al mondo con le moto. Ecco la Cultura, stare insieme a fare cose belle e a condividere.
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