L’arte culinaria, l’occhio vuole la sua parte, food art, mangiare con gli occhi, in cucina ci vuole fantasia sono tanti i modi dire in cui il cibo ondeggia l’arte plastica e la sua funzione primordiale di alimento. L’arte nutre l’anima, ma può nutrire anche il corpo?
La Terza edizione di MangiArte svoltosi a San Giovanni Valdarno (Ar) 15 aprile 2012, organizzata dall’Associazione Stazione Ceramica ci offre l’occasione di riflettere con il curatore Carles Marco su arte, comunicazione e fruizione passeggiando tra gli odori e i sapore delle opere.
MangiArte, arte da mangiare, prodotti alimentari che divengono materia prima per elaborazioni artistiche, per tornare cibo tra le mani e sotto i denti dei visitatori.
L’idea nacque un po’ per caso, come ci dice Carles Marco, insieme ad un gruppo di artisti locali, si svolsero due prime edizioni nel 2005, 2006, poi le consuete vicende di finanziameti pubblici hanno fermato MangiArte fino a questo 2012, che ha visto la partecipazione di artisti e la co-participazione di tanti visitatori, inzialmente sorpresi, poi assolutamneti calati nel gioco dell‘interattività sensoriale.
L’arte contemporanea non sempre è di facile approccio, magari molti di noi sono rimasti con aria assorta, per nascondere un grande dubbio, nel cercare un senso o un’emozione di fronte a un oggetto misterioso, insomma, a volte ci sembra autoreferenziale e riservata a un stretta cerchia di operatori del settore.
L’affluenza del pubblico, anche per la terza edizione , è stata ben oltre le migliori aspetattive degli stessi organizzatori. “l’appeal del cibo è così forte da spingere oltre la diffidenza verso i linguaggi espressivi contemporanei?” Carles Marco si domanda e aggiunge:”Ho osservato i visitatori come fruivano dell’esperienza, un’appropriazione intima, sinsestetica. dalla vista, al tatto al gusto. Credo che sia servito a anche a cambiare il rapporto in generale con l’arte contemporanea. ”
Le opere in mostra degustativa, se così possiamo affermare, sono state realizzate da artisti e non da cuochi, anche per loro la sfida è stata quella di creare un rapporto nuovo con un materiale per quanto quotidiano insolito come il cibo.
Superare gli schemi con interazioni tra mondi distanti è il motore della comunicazione 2.0 dove i ruoli si confondo, lo spettatore che diventa protagonista. Se i linguaggi espressivi, la comunicazione si sono fatti rete, il cibo da sempre ci racconta storie di veicolazione e di esperienze tra popoli lontani.
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