Quando si parla di e-commerce per vendere prodotti tipici della propria terra si pensa subito ad un “modo” per semplificare il processo di vendita che da un punto A può andare ad un punto B.
La realtà è diversa, e non tutti lo sanno, quando lo scoprono hanno già perso un po’ di soldi.
Ho letto in un’intervista che parlava del futuro negli e-commerce del vino, mi trovo d’accordo sulla visione di Gianluca Diegoli, in merito al “metterci la faccia”, temo, però, che non basti.
L’errore, però, è nella sintesi e nella formulazione della domanda.
Il futuro dell’e-commerce non sarà nel “modo di vendere”, che in tutto il mondo è simile nella procedura, ma negli strumenti utilizzati per facilitare la conclusione della vendita.
Nel mondo del vino, nello specifico, trovo molto utili i “gruppi di acquisto” creati da Vinix, come anche il sistema della “selezione” di Tannico, ma quello che farà davvero la differenza, a mio avviso, è il modo in cui i venditori sapranno intercettare la domanda offrendo non solo prodotti “speciali”, ma anche un servizio differente al commercio tradizionale.
In altri post descrivevo appunto la sensazione di chi deve acquistare online e mi mettevo nei panni del potenziale acquirente.
A parità di prezzo e condizioni, io preferisco acquistare dall’enoteca sotto casa, pur consapevole di pagare qualche euro di più, compensati dalla piacevole conversazione con il proprietario e delle sue storie sul vino.
Ho la sensazione che le aziende abbiano interpretato male il concetto di vendere online, pensando di “possedere” un canale privilegiato che facilita il “contatto” con l’acquirente.
Il singolare vantaggio di essere online sta nel potenziamento di comunicazione e nella profilazione facilitata prima di “conoscere” il cliente.
Rimangono ancora delle difficoltà logistiche, soprattutto legate alle “dimensioni” dei movimenti. Su questo va rimodulata l’offerta. In questo trovo avanguardista il modello di 3wine.it e Goodmakers. Non si focalizzano sul prodotto, ma sul “servizio” è questo il futuro.
Per delle piccole aziende vitivinicole essere online può essere la salvezza, ma va definito da subito il modello da adottare.
Può non servire loro un e-commerce, come evidenziava Gianluca, ma un semplice contatto diretto.
Per chi invece vuol operare da “rivenditore” o “rappresentante digitale” le soluzioni vanno studiate a monte e devono essere ottimizzate per la vendita, studiando bene i margini di guadagno, le formule più efficaci e la programmazione pubblicitaria, vitale in questo settore, soprattutto nel mercato estero.
Essere online non basta, come non basta avere un e-commerce, è un mix di elementi, la progettazione degli stessi adattati al singolo caso e un budget proporzionato agli obiettivi che può dar vita al “futuro e-commerce”.
Quando mi contattano per vendere prodotti tipici e vogliono investire i loro “rispettabilissimi” 1.000€, consiglio di spenderli diversamente e non “buttarli” online.
Facilitare la vendita online richiede preparazione, tempi non brevi e soprattutto serve costruzione della brand identity che va di pari passo al posizionamento “mentale” del tuo prodotto, oltre che nel posizionamento sui motori di ricerca.
Se vuoi vendere vino, olio e salumi attraverso un e-commerce, per esempio, non dico sia obbligatorio avere un nome dominio che contenga la parola vino, olio e salumi, ma neanche è pensabile poter vendere vino online con un e-commerce con “sigle” di cooperative e nomi di persona. Non tanto per la forma, ma per una questione di facilità di memorizzazione.
Raccontare la propria azienda è certamente utile per “costruire” un’identità, farlo anche con video racconti, ma se dovessi dare una priorità direi di definire prima bene la parte dedicata alla logistica con packaging adeguato (pensate alle bottiglie di vetro per l’olio extravergine e tutte le relative problematiche evidenziata anche da chi fa questo mestiere online) , studio delle soluzioni commerciali e del sistema di promozione, ad esempio le campagne Adwords, ma come anche alle azioni di marketing tradizionale tipo: riacquista da noi e avrai x% di sconto.
Non sottovaluterei il potere del Marketing Tradizionale in questo settore, avere strumenti di comunicazione adeguata è un task del progetto da considerare. E-commerce non significa vendere “one shot”, ma facilitare gli spazi e tempi di connessione.
Per fare tutto questo non può bastare pensare la “dimensione online” come un surrogato del commercio tradizionale, ma molto più utile pensarlo approcciarsi all’online come un’integrazione reale di strumenti e metodi commerciali ridisegnati per ottimizzare i processi di vendita.
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