C’è chi legge il futuro nelle carte e chi in un cucchiaio di miele, e si perchè in questo apparentemente semplice fluido color dell’oro sono nascoste proprietà “magiche”, ritenuto il nettare degli dei, oggi è uno dei più semplici ed importanti indicatori della qualità dell’aria che respiriamo.In realtà il miele, come sottoprodotto dell’alveare, è l’ultimo anello di una complessa catena di montaggio che si muove dietro il biomonitoraggio; in primis, vi sono, infatti, le api.
Si tratta di insetti che vivono in forma solitaria o in società più o meno evolute. Le specie solitarie nidificano in siti diversi, quali sottosuolo, rami secchi, screpolature di muri, rocce, ecc.; quelle sociali costruiscono nidi in maniera complessa fabbricando le celle con misto di cera e polline o con cera, terra e resina o con solo cera pura.
Un aspetto fondamentale ancora oggi non conosciuto è che tale insetto è, da oltre 25 anni considerato in Italia un ottimo indicatore biologico, in grado di fornire risposte di reazione e/o di accumulo nei riguardi delle sostanze tossiche (Mori e Pinzauti, 1982).
Già Celli nel 1978, affermava tale concetto ricordando che, l’ape, esplorando il territorio, raccogliendo il nettare e il polline, abbeverandosi dall’ acqua dei fossi, si espone ad ogni possibile rischio di intossicazione e la sua morte è sempre un segnale di allarme. A differenza di altri bioindicatori l’ape si puo’ definire come un sensore viaggiante (Pinzauti e Feliciolo, 2007), che durante l’attività di raccolta, trattiene nella peluria molteplici molecole inquinanti presenti nell’ambiente frequentato (Pinzauti e Mori, 1982; Celli et al., 1987).
Ma benché l’effetto della presenza di fitofarmaci possa essere facilmente riscontrabile grazie al monitoraggio del numero di insetti morti, essendo le api altamente suscettibili ai pesticidi, ciò che invece possiamo ritrovare solo nel miele sono i metalli pesanti, derivanti da svariate fonti di inquinamento, quali gas di scarico delle automobili aree fortemente industrializzate ecc.
La normativa vigente pone ancora una scarsa attenzione alla gravità del fatto, ma non per negligenza, semplicemente perché le quantità di miele normalmente assunte da un individuo non sono di cosi elevata importanza da generare un fattore di accumulo di sostanze tossiche tale da prevedere un vero e proprio pericolo per la salute.
Ma se pensiamo all’inverno e al freddo che soprattutto in questi giorni stringe il nostro paese in una morsa di gelo da cui scaturiscono una serie di puntuali appuntamenti quali: febbre, raffreddore, mal di gola e quanto altro, il miele diventa spesso un grande alleato naturale nel prevenire e a volte contrastare alcuni di questi fastidiosi ospiti.
Quindi, spesso ci vantiamo del nostro rimedio naturale, ma alla fine quanto sappiamo in merito alla zona di origine del nostro miele e a quanti agenti contaminanti stiamo ingerendo con un cucchiaino?
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Immagine di www.cadlalevra.it
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