Vi siete mai chiesti quanti litri di acqua ci vogliono per “fare” una tazzina di caffè?
Erroneamente sareste portati a rispondere pensando nell’ordine dei millilitri, bhe se così fosse, sappiate che state commettendo un enorme errore, infatti per produrre la comune tazza di caffè che tutte le mattine ci ristora e senza la quale per molti di noi non è pensabile un degno inizio di giornata, ci vogliono esattamente 140 litri di acqua, questo perché al consumo associato alla quantità di acqua all’interno della macchina del caffè va sommata la quantità di acqua apportata durante tutte le fasi della catena di produzione.
Non è fantascienza, ma IMPRONTA IDRICA. E si anche l’acqua, come noi comuni mortali, ha la sua impronta digitale, nota come woter footprint, cioè il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre i beni e i servizi consumati da un individuo (Hoekstra e Chapagain, 2008). L’invenzione di tale concetto la si deve al Prof. Arjen Y. Hoekstra, direttore scientifico del water footprint network.
L’impatto sul consumo di acqua finalizzato ad un prodotto non deve essere ricercato nel prodotto in sé ma nell’intero processo che ha portato alla produzione dello stesso. L’uomo è tra i più grandi consumatori di acqua, e non solo per le quantità che ne assume bevendo, ma anche per quella quota che inconsapevolmente utilizza attraverso i normali beni di consumo tra cui troviamo anche gli alimenti.
Ovviamente non tutto il consumo idrico è imputabile alla dieta, ma senza dubbio la produzione di cibo, e nello specifico la scelta della tipologia di alimento, rientrano tra i responsabili del maggior consumo di acqua; e quando parlo di scelta non è un termine buttato lì a caso.
Sembra infatti, e molti studi lo hanno dimostrato, che il consumo di alimenti di origine vegetale piuttosto che animale riduca la quantità di acqua consumata, questo perché arrivare alla succulenta bistecca di carne richiede un anello in più nella filiera produttiva rispetto ad un prodotto vegetale, come può essere ad esempio una bella insalata raccolta e mangiata.
Con questo non voglio dire che bisogna diventare vegetariani per essere “più sostenibili”, semplicemente che essere a conoscenza di questi piccoli concetti ci permette anche di optare per una dieta più corretta e bilanciata, che male non farebbe, non solo al pianeta, incidendo meno, come abbiamo visto sulla water footprint, ma anche all’uomo perché limiterebbe uno dei grandi problemi che affliggono la società odierna: l’obesità. In media stat virtus dicevano gli “antichi” e credo che poi non si sbagliassero così tanto.
Ora qualunque sia il vostro stile di vita, anche così per gioco, esistono molte risorse online a vostra disposizione per calcolare la vostra impronta idrica o quella di un qualsiasi bene di vostro utilizzo e capire così quanto siete sostenibili per il pianeta.
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